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Evoluzione del Coronavirus. Le cure: dal plasma iperimmune alla pillola anticovid

Infettivologia Redazione DottNet | 26/11/2021 10:34

Sono trascorsi quasi due anni dall’annuncio dell’ex premier Giuseppe Conte del primo lockdown nazionale

Sono passatiquasi due anni dall’annuncio dell’ex premier Giuseppe Conte del primo lockdown nazionale. Una chiusura totale delle attività ristorative, alberghiere, delle scuole, dei luoghi di lavoro e delle attività commerciali non essenziali. 624 giorni dalla scoperta del Coronavirus che ha portato fino ad oggi più di 5Milioni e 100mila decessi in tutto il mondo. Da allora, si legge su Unicusano, diverse le cure messe in atto: dal plasma iperimmune alla pillola anticovid.

L’evoluzione del Coronavirus

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Di soluzioni temporanee ne sono state studiate e approvate, alcune ancora sono al vaglio, data la rapidità e la diffusione del virus. Ma indiscusso rimane il lavoro di tutti i laboratori del Continente nella ricerca di nuovi rimedi per combattere la pandemia. Nonostante al momento l’unico vero strumento per la prevenzione del Sars. Cov. 2 sia la vaccinazione (capace di prevenire la forma grave della malattia e il decesso) molti sono gli studiosi che hanno avanzato ipotesi e teorie testate per una cura.

Il plasma iperimmune: cos’è e quali i limiti

La prima studiata, seguendo un criterio cronologico, è stata quella del Plasma iperimmune. Il principio su cui si fonda questa terapia è semplice: nel sangue delle persone guarite sono presenti anticorpi utili a combattere il virus. Infatti, prelevati (sotto forma di plasma) e iniettati in un malato potrebbero aiutare quest’ultimo a superare la malattia. Secondo i dati però solo circa il 30% dei potenziali donatori risulta idoneo e, altro fattore rilevante è che per avere un plasma iperimmune occorre avere malati in fase di guarigione. Questa la principale motivazione per cui tale terapia è considerata un potenziale trattamento di emergenza.

Anticorpi monoclonali: la soluzione?

Il secondo metodo di cura testato, è quello degli anticorpi monoclonali, proteine prodotte da cellule del sistema immunitario, in grado di distruggere o inattivare gli agenti infettivi. I monoclonali non sono un’alternativa ai vaccini, piuttosto un’arma complementare. Diversi i limiti: in primis la cura andrebbe somministrata all’inizio della malattia e su pazienti su cui la patologia si presume, possa evolvere in modo grave. Poi un altro limite sono le modalità di somministrazione, e non meno importante, la questione dei costi. Sviluppare, produrre, distribuire e somministrare anticorpi monoclonali costa allo Stato per ogni singola dose quasi 2 mila euro.

Pillola anticovid sotto esame

Ultima cura ancora in fase di studio è la pillola anti-covid, che per quanto abbia un’efficacia promettente nel prevenire i sintomi gravi e l’ospedalizzazione in adulti colpiti dal virus, non rappresenta, ad oggi un’alternativa valida al vaccino.

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